Anche a Verona telefascisti all’arrembaggio

alcune considerazione e libere citazioni riguardo la presentazione a Verona del “dossier” di casapound sui fatti di Piazza Navona.

Sta arrivando anche a Verona il gran carrozzone dei "fascisti del terzo millennio", corredato dal solito mix di propaganda, retorica e cooptazione di giornalisti più o meno consapevoli. Questa volta l’arduo tentativo sarà quello di smontare la verità e ricostruirne una parziale e conforme alle proprie tesi (lezione imparata sui banchi di scuola del neo-revisionismo), e cioè che i fascisti di CasaPound (CPI) e Blocco Studentesco non sono dei carnefici, mazzieri  e picchiatori, bensì delle vittime del sistema (vecchio adagio della destra radicale italiana).
Eccoli quindi a spiegarci sabato 17 gennaio alla Casapound locale cos’è secondo loro successo a piazza Navona il 17 ottobre 2008.
Con l’occasione ci sarà la presentazione di un video e il dibattito tra l’immancabile Andrea Miglioranzi e la giornalista “mainstream” del Corriere di Verona Angiola Petronio. La presenza di una  giornalista super partes altro scopo non ha se non quello di legittimare e avvalorare con un tocco di professionalità un evento che altrimenti parrebbe a tutti quello che è: un video di parte, ricco di tagli, montaggi e personalissime considerazioni passate per elementi oggettivi.

 

Citiamo liberamente l’ottima analisi fatta dai compagni di bologna :

Per i giovanotti di CasaPound e del Blocco Studentesco piazza Navona ha rappresentato il più alto punto di mobilitazione politica raggiunto dal fronte neofascista sul tema dell’istruzione: una dozzina di ragazzotti con dei bastoni tricolore in mano, il meglio della gioventù italica accompagnata dalle italiche forze dell’ordine.

Ma al metodo squadrista, immancabile nota di colore di ogni sedicente mobilitazione dell’estrema destra, si accompagna un proliferare imbarazzante di propaganda sui fatti, corredata dalla solita ridondante retorica pronta a fare della squadraccia di P.zza Navona una sorta di eroico e spontaneo gruppo attaccato ancora una volta da quei cattivoni dei comunisti, sempre pronti ad assaltare il sogno generazionale dei bravi ragazzi italiani. Non domandiamoci per ora dove sono tutti questi ragazzi mobilitati col Blocco che i comunisti avrebbero assaltato, perché non riempiono mai le piazze di oceaniche adunate, perché non si sdegnano né fanno sentire la loro voce, e perché quella mattina in piazza si contavano sulle dita di due mani. Non domandiamocelo, ma cerchiamo di capire come mai CPI e Blocco siano stati presi dalla febbre del mediattivismo. Proviamo a darne, su tutte, tre spiegazioni.

1. Mitologia. Il fascismo è sempre alla ricerca della costruzione di una qualche mitologia (nazionale, imperiale, razziale) che giustifichi azioni e percorsi politici altrimenti difficilmente presentabili. In questo ambito si inserisce la retorica – comune a CPI (e alla sua ‘sezione giovanile’, il Blocco) come pure a Forza Nuova e agli assembramenti neofascisti più diversi – della irresistibile forza della gioventù continuamente minacciata dai vecchi: la sinistra diventa in quest’ottica la mallevatrice di vetuste concezioni del mondo e della storia, contro la loro visione realmente rivoluzionaria. Il piccolo fascista è convinto di rappresentare l’inevitabile avanzare dell’avanguardia nazionale, contro le minacce dei quarantenni della sinistra (o, a turno, del potere sionista, che oggi chiamano più spesso “usuraio”).

2. Mistificazione. Il neofascismo si muove mistificando le proprie rivendicazioni. È anche in questo che è ‘neo’: nel tentativo continuo di rendere più attraente il proprio messaggio politico, che resta sostanzialmente lo stesso. È così che la cacciata di un gruppuscolo di fascisti da P.zza Navona diventa l’assalto contro un sogno generazionale. È così che il razzismo viene eliminato dal vocabolario politico e sostituito dal loro “rispetto” per le culture più diverse, salvo poi affermare: “ognuno a casa propria e gli italiani prima di tutto”. È così che Concutelli, stragista arcinoto, diventa un eroe nazionale. È così, insomma, che la svastica diventa una tartaruga.

3. Propaganda. Dopo l’assalto squadrista, la propaganda è l’hobby principale dei gruppi neofascisti: il neofuturismo è il travestimento che hanno preso a prestito. Manifesti tutti uguali, con grandi scritte campeggianti in IMPACT e frasi ad effetto veramente toste, azioni “futuriste” eseguite contemporaneamente in tutta Italia, nella maggior parte dei casi hanno una motivazione comune: la necessità di apparire e di essere sotto i riflettori, piuttosto che di proporre progettualità politica. È con le luci della ribalta e le frasi ad effetto, con i sacchi dell’immondizia sui parchimetri e i babbi natale morti in piazza che CasaPound spera di nascondere l’annosa questione alla base della propria stessa esistenza: un senso irrisolto di inferiorità culturale nei confronti della sinistra, la non originalità insita nel fascismo del loro “progetto politico”, la scarsezza dei numeri su cui possono contare. Sotto, il re è nudo. Non molto tempo fa una giornalista bolognese scriveva di una notte passata con CPI, definendola “rivoluzionaria”. Chi è interessato, ha seguito e conosce i movimenti politici che nel corso della storia si sono definiti rivoluzionari, sa benissimo che non si è mai fatta la rivoluzione scarrozzando giornaliste intellettualmente confuse in giro per la città, rilasciando interviste mentre si addobba la città per natale. Né ha carattere rivoluzionario (ovvero di scardinamento dell’esistente in vista di un futuro diverso) la pacca sulla spalla coi poliziotti, o la vergognosa difesa da parte dei tanto odiati colleghi in parlamento, sempre pronti a spendere una buona parola per i bravi ragazzi di CasaPound.

Per finire, la strada presa dal movimento studentesco è stata quella del discorso politico; quella presa dai fascisti la ripetizione all’infinito della loro cacciata da un movimento di cui, per quanti Dossier possano presentare, non hanno mai fatto parte. Perché chi era in piazza non li ha voluti. L’agguato dei fascisti ai mezzi d’informazione, assecondato e favorito dalla benevolenza di alcuni giornalisti, di alcuni giornali e di alcuni ferventi difensori della democrazia liberale, è ancora una volta funzionale alla creazione dell’invenzione fascista del terzo millennio: la stalla ripulita. È tuttavia prevedibile un passo in avanti da parte delle organizzazioni neofasciste in rapporto ai media e all’informazione mainstream: dobbiamo aspettarci una indymedia non conforme?

Non conforme a cosa, ancora una volta, non è dato saperlo.

Scarica il dossier fatto in occasione dell’inaugurazione di casapound:

 

Casapound_occupazioni_e_fascismo.pdf 

 

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