Comunicato: La Verona che vuole vivere, l’Amministrazione che oltraggia la memoria di un morto.

Sabato
17 maggio in più di diecimila persone (la manifestazione più grande che
la nostra città ricordi negli ultimi decenni) abbiamo attraversato
pacificamente Verona per ricordare Nicola Tommasoli, per denunciare un
assassinio figlio del razzismo contro il “diverso”, dell’incultura
neofascista diffusa tra i giovani della nostra città e fomentata da
gruppi e organizzazioni con cui l’amministrazione cittadina ha e
continua ad avere imbarazzanti e censurabili rapporti. C’è chi si
scaglia contro i mass media per denunciare una presunta “gogna
mediatica” nei confronti di Verona. Cosa dovremmo dire noi, di una
manifestazione con migliaia di persone raccontata dalla stampa solo (o
quasi) per gli episodi del tutto marginali di alcune decine? 

Noi,
al contrario, pensiamo che Verona debba continuare a guardarsi allo
specchio e ad interrogarsi seriamente per riconoscere la matrice delle
troppe aggressioni degli ultimi anni, culminate nell’assassinio di
Nicola. Chi ha manifestato ha condiviso la volontà di costruire una
Verona diversa, accogliente, libera, senza paura. Ha visto centinaia di
veronesi senza bandiere aprire il corteo camminando, in un silenzio
carico di dolore e di significato, dietro lo striscione arancio “Nicola
è ognuno di noi”. Ha visto migliaia di persone (associazioni,
movimenti, centri sociali, gruppi antagonisti) gridare slogan contro il
fascismo. Ha visto migliaia di persone, in coda al corteo, manifestare
dietro le insegne dei partiti che hanno voluto essere in piazza. Una
manifestazione costruita dal basso, pubblicamente, con un’assemblea
aperta alla cittadinanza.

Di
fronte a tutto ciò Tosi vede solamente una vetrina rotta, e qualche
scritta. Continua, come sempre, a indicare la pagliuzza senza vedere la
trave, a parlare di panchine invece che di persone, di divieti invece
che di rapporti umani. Di piazze da ripulire invece che di piazze da
vivere e da riempire. Noi non strumentalizziamo nessuno, non
infanghiamo nessuno. Non intendiamo monopolizzare la memoria di
nessuno. Vogliamo solo ribadire che al posto di Nicola poteva esserci
ognuno di noi, e che questo non deve mai più accadere. 

Non
solo Tosi, a cui la città dovrebbe chiedere i danni per le continue
dimostrazioni di intolleranza. Anche Bonfante, del PD, forse non si
rende conto della gravità delle sue dichiarazioni. Paragonare una
vetrina rotta all’assassinio di un ragazzo, questo sì che è un atto
irresponsabile, e che infanga la memoria di chi è stato ucciso. Ma a
noi tutto questo interessa poco. Ci interessa raccontare di una città
che per un giorno è stata viva, partecipata e diversa. Dovrebbe esserlo
tutti i giorni.

Passata
solo qualche ora, l’Amministrazione ha risposto ai diecimila
manifestanti e alla città intera rimuovendo tutti i fiori, i biglietti,
i cartelli e i segni di partecipazione che gli amici di Nicola e decine
di cittadini e cittadine hanno portato in queste settimane nel luogo
dell’aggressione, a Porta Leoni. Ora, lì, c’è il vuoto dell’oblio e
della rimozione. Lo sdegno ci impone poche parole: questa non è solo
intolleranza, questa è assenza di pietà per un morto, mancanza di
rispetto e disprezzo per i tanti segni di un lutto pubblico e civile
che rappresenta la parte sana di Verona. Tosi e la sua amministrazione,
con questo atto, dimostrano di non avere la dignità di ricoprire alcun
ruolo pubblico. Vergogna!

L’assemblea cittadina organizzatrice 
della manifestazione del 17 maggio 2008
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