DESIDERI, LE LOTTE
Il centro sociale la Chimica esiste perché
nasce da necessità politiche,
culturali, esistenziali. Esiste perché lo dimostra una storia ormai
lunga
10 anni, una storia fatta di lotte e occupazioni: il forte di S. Lucia,
la
vecchia pensilina degli autobus di Piazza Isolo, l’area industriale
dell’ex
quacker chemical, le scuole Fincato di via del capitel. Luoghi
abbandonati e
dimenticati che abbiamo pulito, sistemato, trasformato in spazi di
socializzazione, aggregazione, cultura. Spazi aperti riconsegnati alla
cittadinanza: non abbiamo mai rubato spazi a nessuno, non siamo mai
stati
competitivi con le esigenze del territorio come alcuni vorrebbero far
credere,
come chi vorrebbe competitive le esigenze degli anziani del quartiere
in cui
abbiamo vissuto.
Lo diciamo con forza
perché in questi anni abbiamo realizzato dei sogni, abbiamo dato
risposte
concrete alla necessità di spazi sociali e aggregativi, di spazi
politici e
culturali, aperti alla cittadinanza, al quartiere, vissuti dalle
migliaia di
persone che li hanno ricostruiti, camminati, ridipinti e rimessi a
nuovo,
riempiendoli di musica, disegni, giochi, parole, sapori e saperi in
azioni
creative, favorendo comunicazione e relazioni.
Abbiamo scelto
l’autorganizzazione: non abbiamo bisogno di finanziamenti perché
autoproduciamo (con fatica) i mezzi con cui sostenere i nostri
progetti.
Abbiamo scelto l’autogestione che non tollera la distinzione tra
gestione ed
utenza, coinvolge e responsabilizza, investe sul protagonismo attivo
delle
persone che esprimono con la loro presenza, desideri ed esigenze.
Investiamo
sulla partecipazione dal basso, che non riproduce gerarchie o strutture
burocratiche di associazione, si esprime e condivide le scelte comuni
attraverso le assemblee di gestione. In questi anni ha preso vita un
contesto
nato da una comunità di centinaia di persone che hanno frequentato e
attraversato le iniziative proposte: concerti, rassegne
cinematografiche,
dibattiti, presentazione di libri, il mercato autogestito, eventi come
Terre Ribelli/Critical
Wine e Brutti Caratteri, la libreria Ubik Books, la trattoria comunarda
Fornelli Ribelli, lo sportello precario, i corsi
di inglese, di ginnastica, giocoleria…
Una realtà attiva
nelle lotte per la giustizia sociale, contro la condizione precaria del
lavoro
e per i diritti dei lavoratori, al fianco dei migranti, contro il
razzismo e
per i diritti di cittadinanza, contro il sessismo e le discriminazioni
verso
gay, lesbiche e trans, contro tutte le guerre, per una ecologia sociale
e
ambientale.
Esistiamo. Lo
diciamo con forza a questa giunta, al suo buffo sceriffo flavio tosi,
malato
d’inguaribile protagonismo. Meritato: l’instancabile provocatore, il
Gentilini
al quadrato, l’abile collaudatore di rapporti tra l’estrema destra e la
lega,
celebre per gli autobus con entrata per “negri”, per la guerra santa ai
rom, ai
migranti, ai diversi, a tutto ciò che non è compatibile con
l’anacronistica
idea di città- castello- ricco recintato identitario…
L’uomo che ha vinto l’elezioni fomentando le
pulsioni più
retrive legittimandole, dando cittadinanza all’irrazionale alla paura e
alla
fobia.
Tre parole d’ordine in campagna elettorale:
cacciare i rom,
cancellare il centro sociale, debellare il centro dalle presenze
sgradite,
ambulanti in primis. Le vere emergenze di Verona. In nome del decoro.
Dal detto
al fatto: un allucinante battuta di caccia: prostitute, mangiatori di
panini,
kebbabbari, phone, center, senzatetto,
Rom. Sgomberi, chiusure, multe, arresti, il tutto sotto il vigile
sguardo ed il
sorriso compiaciuto del primo cittadino. Attualità e non solo:
all’istituto
storico per la resistenza un naziskin doc, noto alle cronache cittadine
e non
solo.
Lo ricordiamo al centro sinistra con
la forza e la lucidità della memoria che
non ammette amnesie strumentali, ipocrisia e revisioni. Imperdonabile
la
subdola repressione messa in atto nei nostri confronti, sottovoce:
10.000 euro
comminati dai vigili urbani a quattro esponenti della chimica in
occasione
dell’ultimo C.W. sono spiccioli al confronto dei 30.000 euro che la
precedente
amministrazione ipotizzava di attribuirci come indennizzo per
l’usufrutto
abusivo dello stabile di sua proprietà. Imperdonabile l’incapacità e la
codardia di offrire alternative reali al centro sociale per emergere
nella
precarietà nella quale versava, riconoscendone la storia la forma i
bisogni.
Imperdonabile la scelta consapevole di conquistare voto e consenso dei
presunti
moderati, assecondandone le fobie gli egoismi le passioni tristi. La
deriva in
atto non esclusiva della destra, non è solo politica e sociale: il
quando
sociale e il politico si stratificano inquinano appieno la sfera
esistenziale.
Per questo forme di vita non omologabili
fanno paura, non solo per ciò che sono e producono materialmente ma
anche per i
linguaggi e gli immaginari che hanno dimostrato di saper creare.
Gli spazi sociali
autogestiti sono stati in questi anni il cuore in movimento di tutte le
lotte
per i bisogni e diritti d’esistenza.
Urge innanzitutto una presa di coscienza: ciò che
siamo
stati e ciò che siamo.
La consapevolezza del percorso comune è la stessa
cosa della
responsabilità che abbiamo: vivere uno spazio di relazioni liberate
giorno per
giorno è concretamente un pezzo di una società diversa che vorremmo
costruire.
Significa non
fermarsi.
Urge ricomporre e ricombinare i corpi e le menti
di chi
questa esperienza ha attraversato e sostenuto, soprattutto in una città
come la
nostra. Ripartire dalla piazza, oggi piazza zagata, da ciò che
all’esterno
della chimica riusciremo a fare, a partire dalla socialità che in
questi anni
abbiamo consolidato, rompendo le barriere del pregiudizio.
Trasportare le nostre azioni le nostre idee i
nostri corpi
nelle strade, nelle piazze, di nuovo imprevedibili, di nuovo
invisibili…ma non
troppo.
Riprenderci la fisicità di un laboratorio,
occupando se
necessario, consapevoli che l’occupazione rimane uno strumento, non un
fine,
per ottenere una piccola parte di ciò che ci spetta.
Questa città ma non solo. Il vento che soffia a
Verona non
ha niente di localista ma è comune a tante ricche città di questo paese
dove il
modello economico non prevede, non accetta, odia soggetti non
omologabili,
utilizza le isteriche politiche della paura dell’emergenza della
sicurezza
della tolleranza zero, della richiestissima categoria dell’illegalità
per
spostare l’attenzione dalle contraddizioni, dai veri problemi, dalle
becere
ingiustizie del sistema e dai veri responsabili. Perché non è
tollerabile
immaginare una società diversa e possibile.
Il triangolo tosi cofferati zanonato ha infiammato
l’estate ed è solo l’apice di un fenomeno in costante diffusione; ma
l’estate infiammata è
quasi finita:
Urge lasciare le nostre riserve dove ci vorrebbero
confinanti e riprenderci le città
Sui sentieri che il movimento saprà tracciare.
A partire dal campeggio NoDalMolin a Vicenza, un
laboratorio
a cielo aperto di partecipazione popolare in lotta contro ogni
militarizzazione
del territorio e in difesa dei beni comuni.
A partire da Bologna e ogni altra città sotto
assedio
securitario e legalitario
A partire dal
percorso che attraverserà Verona sabato 1 settembre.
Il primo passo.
Solo
l’inizio.
Manifestazione
sabato 1 settembre 2007
concentramento
ore 14.00
piazza Zagata Borgo Venezia
davanti al csoa lachimica
Questo è un appello
aperto. Per adesioni e contributi: lachimica@autistici.org