Flesh in BO – Lampi su carne poco rassicurante

 

 

Flesh in BO
Lampi su carne poco rassicurante

di Matteo Montanari (piccolo formato – bologna)

Flesh in BO  è composto da immagini in bianco e nero analogico di situazioni bolognesi notturne riprese fotograficamente con una pellicola molto contrastata, ad alta definizione e con l’utilizzo di un flesh elettronico abbinato all’uso del mosso. Le immagini, non solo ritratti ma anche murales e cupi simboli del passato cittadino, intendono rappresentare una bologna dark, poco rassicurante, inquieta ed inquietante.

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made in Italy

made in italy non racconta una storia. Affronta in modo ironico, caustico e dissacrante le contraddizioni del nostro tempo. Lo spettacolo procede per accumulo. Fotografa, condensa e fagocita quello che ci circonda: i continui messaggi che ci arrivano, il bisogno di catalogare, sistemare, ordinare tutto. Procede per accostamenti, intersezioni, spostamenti di senso. Le scene non iniziano e non finiscono. Vengono continuamente interrotte. Morsicate. Le immagini e le parole nascono e muoiono di continuo. Gli attori non recitano. La musica è sempre presente e  detta la logica con cui le cose accadono. Come in un video-clip.

made in italy è un groviglio di parole.

E’ un groviglio di tubi luminosi.

E’ un groviglio di icone.

Per un teatro pop.

Per un teatro rock.

Per un teatro punk.

Un teatro carico di input e di immagini: sovrabbondante di suggestioni, ma privo di soluzioni.

 

mio padre è comunista e considera la gente una massa di coglioni

massimiliano si è preso otto anni per spaccio e teme per l’effetto serra

mio zio è ignorante e sa tutto.

casini non può essere alleato con un gruppo parlamentare denominato lega per l’indipendenza della padania quindi gli chiede di cambiare nome

il presepe è la famiglia 

se lo stato non fosse burocrazia sarei un cittadino

se l’ideologia non fosse scissa dalla realtà sarei ideologico

se la chiesa non esistesse sarei cattolico

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PARANOID CITY – Il falso mito della sicurezza

PARANOID CITY
Il falso mito della sicurezza

C’è chi pensa che il problema principale che abbiamo di fronte oggi si chiami sicurezza. C’è chi pensa che esistano intere categorie di persone (migranti, zingari, senzatetto, gay, lesbiche e trans, prostitute, attivisti di sinistra e dei centri sociali…) che, quotidianamente, attentano alla sicurezza dei cittadini perbene. C’è chi pensa che esista un’identità uniforme, “naturale”, da difendere. C’è chi pensa che il modo migliore per difendere la propria identità sia costringere il diverso a una completa assimilazione, correggerne le presunte cattive abitudini, oppure escluderlo: separarlo, ghettizzarlo, espellerlo, punirlo, rinchiuderlo.

Noi pensiamo che tutto questo sia vivere nella paranoia, in un mondo popolato da fantasmi che si trasformano in capri espiatori per tentare di placare, invano, l’insicurezza che governa le nostre vite. » chi governa le nostre vite che le rende insicure. Sono l’ideologia di un mercato senza freni e le pratiche di poteri che non ammettono di essere messi in discussione che creano precarietà, mancanza di sicurezza sul lavoro, frodi alimentari e finanziarie, speculazioni immobilari, distruzione dell’ambiente, crescita dell’inquinamento e dei rischi per la nostra salute.

Chi ci governa sperpera risorse preziose per produrre armi, promuove la guerra infinita nel nome della pace, criminalizza e reprime qualsiasi forma di dissenso, costruisce continue emergenze per potersi dotare di strumenti e poteri straordinari, al di fuori di ogni possibilità di controllo, per condurci a uno stato di eccezione permanente. Da qui vogliamo partire. Perchè le indecorose panchine di Tosi e i pittoreschi deliri dei sindaci portatori del virus dello sceriffo (di destra come di sinistra) significano molto di più di quello che pare a uno sguardo distratto. E non meritano, questi sì, alcuna tolleranza.

Dall’ambito locale a quello nazionale è un clichè da sempre: quello di un paese immune alle trasformazioni dei paradigmi di potere e alle loro conseguenti, violente ricadute nel quotidiano. Un “belpaese” che, vuoi per l’innato sentimentalismo della sua “brava gente”, vuoi per il solido impianto clientelare della sua politica, ha attraversato le fasi più oscure della storia con la leggerezza della commedia.

Colonialismo, fascismo, razzismo, stragismo e repressione dei movimenti… in Italia ogni eccesso viene ricondotto, nell’immaginario dominante, all’estemporaneità più leggera. Dove non si può negare si minimizza e, se questo Ë impossibile, si favoleggia. Ma quando anche la fantasia segna il passo, serve una messa in scena degna della migliore commedia all’italiana. Oggi, forse, siamo a questo punto. Come altrove nel mondo, anche qui spinte neoimperialiste, mutazioni autoritarie, liberalizzazioni a tutto campo hanno prodotto precarietà, esclusione, mercificazione dei servizi e via dicendo. Anche qui, per fortuna, nuove soggettività si sono però affermate e, con le loro scelte di vita e pratiche di lotta, hanno posto i termini per una reale trasformazione della società e un cambio di scenografia.

A fronte di tutto ciò però, qui è di scena un logoro siparietto, rabberciato e riesumato direttamente da una stagione precedente in cui il controllo della società faceva perno su istituzioni e dispositivi che sono ad oggi, se non scomparsi, decisamente superati nella funzionalità biopolitica. Intendiamoci, la commedia italiana rientra in uno schema globale di costruzione identitaria, nel conflitto permanente contemporaneo, ma ripropone (distinguendosi solo per la mancanza di originalità) la disumanizzazione e stigmatizzazione degli stereotipi storici del diverso da sè, agendo su vecchie fobie e in nome di dispositivi inattuali come la Famiglia, la Natura, la Normalità, la Localesità (“Veronesità”, nel nostro caso).

Un piano arretrato e astratto, ma non innocuo per la leva che esercita nell’attivare, legittimare e attualizzare pratiche di marginalizzazione e campagne d’odio sui territori, arrivando poi a ricondurle a un disegno strutturato che si fa Norma in nome della “sicurezza”. Il cittadino-vigilante, la bottegaia-luogotenente, l’ecclesiastico-censore sono invitati a prendere parte allo spettacolo: individuando, segnalando, facendo ronde, armandosi… perchè tutto sia vietato, salvo quanto Ë esplicitamente concesso, spiegato e ricondotto a chiare dinamiche di mercato e di potere.

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Programma – Brutti Caratteri

venerdì 28 marzo

ore 19.30 metropolis cafè
aperitivo + letture

Vivere altrove. di Susanna Bissoli e Lorenzo Forlati
musiche di Chiara Paganini (flauto), Paolo Marocchio (chitarra, violoncello).


sabato 29 marzo

ore 16.00  spazio maffi_off
inaugurazione esposizione libri + incontro con l’autore.

Emilio Quadrelli interviene
su Gabbie e dispositivi metropolitani. I due volti dell’era globale


ore 19.30 malacarne social club
aperitivo + presentazione

Andrea Plazzi presenta la graphic novel di Will Eisner Fagin l’ebreo (Fandango, 2008)

domenica 30 marzo

ore 12.30  circolo pink
pranzo sociale con cibo securitario

ore 16.00  metropolis cafè
aperitivo ermetico + workshop.

Claudio Calia presenta l’antologia a fumetti
R-esistenze, cronache di ribellione quotidiana (Becco Giallo, Radio Sherwood, 2007).

A seguire workshop con gli autori e live set di disegni e musica.

ore 20.00 malacarne social club
inaugurazione mostra fotografica

Flesh in BO  – Lampi su carne poco rassicurante
di Matteo Montanari

venerdì 4 aprile

ore 18.00  piazza santa toscana

Desecurizzare gli spazi pubblici: letture, falafel dell’amore, accompagnamento musicale


ore 21.30  spazio maffi_off

teatro

Babiloniateatri presenta Made in Italy – versione da camera – (premio Scenario 2007),
di e con Valeria Raimondi e Enrico Castellani


sabato 5 aprile

dalle ore 10.00  spazio maffi_off
esposizione libri / case editrici indipendenti

ore 16.00  sala Lodi
convegno pubblico


Paranoid City. Il falso mito della sicurezza
intervengono:
Sandro Chignola, Paranoia e delirio securitario
Salvatore Palidda, Missioni militari e ordine pubblico: la proliferazione degli ibridi
Carla Corso, Lucciole per lanterne: politiche perbeniste e nuovi autoritarismi
Giancarlo Leoni, La paura dello straniero: città chiuse, barriere sociali, ghetti escludenti


ore 21.30  spazio maffi_off
Michelebombatomica in concerto

domenica 6 aprile

dalle ore 15.00  spazio maffi_off
esposizione libri / case editrici indipendenti

ore 18.00  spazio maffi_off
Incontro con gli autori

Identità, disidentità e controllo. Mary Nicotra e Marc Tibaldi presentano
Transazioni (Il dito e la luna, 2006) e Metix Babel Felix (KappaVu, 2007)

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Sabato 29 Marzo ore 19.30

Will Eisner

Fagin l’ebreo
(Fandango Libri, 2008)

Incontro con Andrea Plazzi

aperitivo, degustazione vini e presentazione
sabato 29 marzo
ore 19.30


Malacarne social club
via san vitale 14/a



Will Eisner (1917-2005) è ritenuto il maestro del fumetto moderno e 
uno dei maggiori autori di tutti i tempi. “Fagin l’ebreo” è il 
suo ultimo libro a uscire in Italia ed è già considerato un 
capolavoro del moderno “romanzo a fumetti”, un uso letterario del 
linguaggio del fumetto di cui Eisner è uno dei maggiori rappresentanti.
La storia di Fagin getta uno sguardo provocatorio sulla povertà, il 
pregiudizio e l’antisemitismo ed è al tempo stesso una riflessione 
sul rapporto dello scrittore con il mondo, su come un’opera 
letteraria possa, nel bene e nel male, contribuire a plasmare la 
realtà e su come una delle caratteristiche più tipiche dello 
stereotipo sia la persistenza. “Fagin l’ebreo”  è 
un’occasione di riflessione storica e culturale, una narrazione per 
immagini forte ed evocativa.
Ne parleremo con Andrea Plazzi, traduttore, saggista e curatore 
dell’edizione italiana.
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DIFENDIAMO LE NOSTRE VITE

Un gruppo di donne che si riconosce nei
principi di laicità, autodeterminazione e difesa della libertà individuale, si è
incontrato e ha scritto questo appello per la venuta del Cardinale Ruini a
Verona la prossima settimana. Ti chiedono di sottoscriverlo e di essere presente
martedì 26 febbraio alle 19,30 di fronte alla Società Letteraria (piazza Bra in fondo a via Mazzini).

DIFENDIAMO LE
NOSTRE VITE
Martedì 26 febbraio nella sala della Gran Guardia si
svolgerà un convegno sulla figura di Gesù di Nazareth. Ospite d’onore il
cardinale Camillo Ruini che terrà la lectio magistralis.
In apparenza un
incontro teologico ma in una prestigiosa sala pubblica (concessa gratuitamente)
e con un personaggio come Ruini. Niente di più facile che il tutto si trasformi
in un evento politico, palcoscenico ideale per qualche nuova esternazione  del
cardinale.
Camillo Ruini è infatti uno dei più convinti sostenitori della
necessità dell’ingerenza della chiesa nella vita politica e sociale italiana e
non ha mai perso occasione per mettere in pratica tale teoria, dalle crociate
contro i pacs e contro i diritti delle coppie omosessuali a quella contro il
referendum sulla procreazione assistita, dal rifiuto del diritto ad una morte
dignitosa alla rivendicazione dell’identità culturale cristiana da contrapporre
all’invasione islamica, agli strumentali attacchi contro la 194.
Per ultima
la campagna di Giuliano Ferrara per la moratoria sull’aborto, che
provocatoriamente equipara l’interruzione di gravidanza alla pena di morte e le
donne ad assassine, ha trovato in Camillo Ruini un convinto sostenitore.
Per
tutto questo non riteniamo di dover accettare in silenzio la presenza di Ruini
nella nostra città.
Siamo stanche di questa chiesa crudele e intollerante che
pretende di decidere al nostro posto nei momenti più delicati e intimi della
nostra vita come scegliere se avere o non avere un figlio o affrontare la
ricerca di una maternità quando questa è difficile e costringe a cure, tentativi
e fallimenti.  Una chiesa che disprezza le donne e sembra considerare il nostro
corpo un semplice contenitore che deve preservare la Vita a qualunque costo,
anche a scapito della nostra.
Pensiamo che le posizioni di Ruini e delle
gerarchie ecclesiastiche alimentino un clima dove diventa possibile un episodio
agghiacciante come quello di Napoli, utile per offrire all’opinione pubblica la
nuova figura della madre assassina, della madre “feticida”.
E riteniamo
inaccettabile che niente si dica invece della vita reale delle donne, che non si
parli della violenza contro le donne, della violenza dei nostri mariti,
fidanzati, padri e fratelli dentro famiglie e rapporti “normali” che ci uccide
più di qualunque malattia; che non si parli del peso e della fatica del lavoro
che per le donne è sempre il più precario, il meno pagato, il meno gratificante
anche quando siamo le più brave, le più intelligenti, le più studiose; che
niente si dica della solitudine terrificante, dell’isolamento di tante donne
nelle loro case a occuparsi senza alcun sostegno di bambini, mariti, anziani e
malati, condannate a sostituire tutto quello che nella società non c’è
più.
Questa è la vita delle donne, queste sono le nostre vite.
Noi
vogliamo difendere le singole vite di tutte e tutti fatte di corpi, desideri e
sogni, smarrimenti e fragilità e non l’astratta Vita su cui si vuole esercitare
un potere e un controllo assoluti.
Non ci interessa la Famiglia ma le tante e
diverse famiglie, i tanti e diversi modi che donne e uomini hanno di mettere
insieme affetti e bisogni.
Questo vogliamo ricordare a Ruini e ai suoi
interessati sostenitori. Non potranno mai ridurre le tante cose che siamo e
vogliamo essere alle loro astratte e violente ossessioni. Per questo vorremmo
essere in tante martedì sera in piazza Bra all’esterno della Gran Guardia. Una
presenza aperta al contributo di tutte e di tutti.

Adesioni:
Le
donne della Chimica, del Circolo Pink, del Metropolis Café, di Sinistra
Critica, Fuxia Block-Collettivo Scienze Politiche Padova,Arcigay
Pianeta Urano Verona, Arcilesbica Verona, Facciamo Breccia,
Drasticamente Padova, Coord. Transessuale naz.”Silvia Riviera”,
Transgender Pink Verona, Anna Maria Bruni, Miria Pericolosi, Lia
Arrigoni, Raffaello Della Penna-Milano, Saverio Aversa- diritti e
culture delle differenze PRC Sinistra Arcobaleno, Liliana Salvatori,
Collettivo femminista e lesbico VengoPrima Venezia, Donata Gottardi
deputata Parlamento europeo, Centro sociale Magazzino 47 Brescia,
Collettivo 40tette Brescia

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Vogliamo tutto…

Il servizio di Telearena sul blocco dello sfratto….

 

http://www.youtube.com/watch?v=95z_Dry6nLY

Vogliamo tutto…e soprattutto un tetto.

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Bloccato uno sfratto in Borgo Venezia

Vogliamo tutto… e soprattutto un tetto!!!

16 gennaio, Golosine, Aghinien,stradino, una moglie e quattro figli.
 Da anni in un appartamento fatiscente alla modica cifra di 750 euro al mese. Ingiunzione di fatto per una morosità contestata dagli inquilini. In attesa dell’agognata casa Agec che è stata assegnata ma ancora in fase di ristrutturazione. I servizi sociali propongono dormitori separati, padre da una parte, madre e figli dall’altra. Intervento del prefetto in extremis: 4 giorni di proroga. La famiglia, con l’appoggio degli attivisti, otterrà garanzie sull’assegnazione Agec. Nel frattempouna cercherà soluzione provvisoria.

05 febbraio, Golosine, Hassane, operaio, una moglie e due bambine. Ingiunzione di sfratto per morosità  Da anni nella stessa casa ha sempre pagato l’affitto e non ha mai creato problemi. In passato ha pagato parte del suo debito in nero ed oggi intenzionato a saldare l’ammontare (reale) della cifra. Ha chiesto invano un sostegno economico ai servizi sociali per coprire la morosità restante. Un mese di proroga.

07 febbraio, Poiano, Hamza,operaio edile al momento in attesa di lavoro,da otto anni nella stessa casa da lui stesso risistemata, sfrattato per fine locazione. Ottenuta la proroga di 3 mesi. L’unica soluzione proposta dai servizi sociali: dormitorio.

Martedi19 febbraio verrà notificato lo sfratto ad una persona, ad un “italiano doc”, non per morosità, ma per fine locazione. Una persona di 49 anni, invalido civile sul lavoro del 50 % che sopravvive come tanti di noi senza un contratto di lavoro in regola, dunque lavoratore in nero, dunque precario.
Non per morosità,ma per fine locazione.
Una persona che non può nemmeno pensare di rivolgersi ad un agenzia immobiliare, che non prenderebbe nemmeno in considerazione la sua richiesta.
Una persona che si è rivolta all’Agec.
La risposta è stata che il regolamento per l’assegnazione degli alloggi pubblici è stato modificato l’autunno scorso dalla nuova amministrazione. Accanto a celebri modifiche come la norma razzista che pretende la residenza da 10 anni, ha scoperto che per ottenere un alloggio il requisito minimo di invalidità è del 75% nonché il compimento del 50esimo anno d’età
Da una casa ad una strada.
Ulteriore dimostrazione che il dramma dello sfratto, l’emergenza abitativa colpisce italiani e stranieri, pensionati come studenti, precari studenti e lavoratori. Ogni giorno a Verona vengono eseguiti 2 sfratti per un totale di 60 al mese nel quasi totale silenzio dei media, nella totale indifferenza di questa amministrazione, la stessa che aveva dichiarato per bocca dell’assessore Bertacco, che sarebbe intervenuta su segnalazione, se preavvisata, in ognuna delle emergenze.
Un gruppo di attivisti della rete per il diritto alla casa hanno rotto il silenzio. Hanno ingenuamente(?) preso sul serio le parole dell’assessore, segnalando in anticipo tutte le emergenze intercettate. Hanno svolto attivamente e praticamente la funzione di un agenzia per la casa informando,mediando, proponendo soluzioni praticabili, alternative alle sterili soluzioni assistenzialiste (il dormitorio pubblico….) di cui si è fatta vanto la precedente amministrazione e sulle quali sembra stia ripiegando anche quella attuale.
Perché molte di queste persone possono pagare un affitto equo e ragionevole senza gravare sulle spalle di nessuno. Perché le case ci sono per tutti, ma troppe rimangono sfitte, le pubbliche per far quadrare i conti dell’Agec e dell’Ater, le private per inseguire i facili guadagni dell’imperante speculazione edilizia. Oggi siamo qui perché alle parole seguano i fatti: il blocco immediato dello sfratto e una soluzione abitativa concordata (alloggio Agec) in tempi brevi.
Oggi siamo qui per rivendicare un diritto fondamentale ed inalienabile,un tetto x tutti.
Le politiche sociali sono le vere politiche securitarie!!!

cittadin* spazientit*

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TOSI ASCOLTA SOLO ALCUNI CITTADINI

Tosi non faccia finta di non capire: la chiusura delle vie di Basso Acquar non è un’ordinanza antiprostituzione e lui lo sa. Non esiste prostituzione nella maggior parte delle vie in cui è scattata la sua ordinanza, ma solo transito e incontro di persone omosessuali. Di più, se il problema fosse la prostituzione, Tosi non avrebbe che da far applicare l’ordinanza già valida su tutto il territorio cittadino fin dallo scorso luglio: il Sindaco sta forse dicendo che quell’ordinanza è già diventata pura aria fritta? Nella foga ipertrofica delle ordinanze repressive, Tosi non si è nemmeno reso conto che la chiusura serale di certe vie andava a danneggiare alcuni esercizi pubblici, tanto da tornare parzialmente sui suoi passi: quali cittadini ha ascoltato quindi esattamente?
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Libera circolazione

1° Febbraio 2008 dalle 22.00
Presidio per i diritti in Basso Acquar
(strada interna del bingo)
contro l’ordinanza della giunta Tosi
che vieta la libera circolazione delle persone

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